Portare un bambino in montagna: ecco quando si può e quando è meglio evitare.
L’aria di montagna fa bene a tutti, bambini compresi.
Tuttavia esistono alcune considerazioni che riguardano il momento giusto in cui portare un bambino in montagna e soprattutto la quota raggiungibile in relazione all’età del piccolo.
La questione suscita sempre parecchi dubbi, ma si può affermare che nei bambini piccoli – soprattutto al di sotto dei due anni – possano insorgere particolari problemi fisici quando i piccoli ospiti della montagna dormano in quota, oltre i 2000 mt, mentre non sono mai stati riscontrati problemi legati a escursioni giornaliere, anche in alta quota, ma devono essere sempre monitorate eventuali reazioni del bambino.
Bambini anche molto piccoli portati in montagna, anche in quota, infatti, ha una risposta fisiologica all’altitudine al pari di un adulto per via dell’acclimatazione, cambiamento del clima, rarefazione dell’aria, ect. I principali disturbi che un bambino di età inferiore ai due anni mostra in montagna, raggiungendo anche solo giornalmente l’alta quota, riguardano il suo sonno che risulta diverso (talvolta più disturbato) rispetto alla sua quotidianità.
In relazione al freddo della montagna, va considerato che i neonati sono più a rischio dei bambini più grandi e degli adulti di ipotermia, quindi è importante seguirli attentamente quando si soggiorna per molto tempo in montagna.
Nessun problema di questo tipo, invece, è stato evidenziato per soggiorni brevi e a quote più basse.
Una gita giornaliera in montagna, soprattutto a basse quote, non fa male al bambino che respira aria buona e fresca. Soprattutto d’estate, inoltre, la montagna rappresenta una vacanza “calmante”, “rilassante” del bambino più del mare che, invece, sprigionando iodo tende a elettrizzare e agitare il piccolo.
Portare un bambino in montagna può, dunque, essere fatto sin dai primi mesi usando, come sempre, buonsenso e cautela, soprattutto per quanto riguarda l’altitudine da raggiungere. Forse è meglio fermarsi a quote più basse fintanto che il piccolo non sia cresciuto e rimandare escursioni più impegnative (anche in termini di ossigeno) per non incorrere in rischi imprevisti.